La pasticceria siciliana può dirsi strettamente legata alla Clausura monastica.
Tra il Milletrecento ed il Millequattrocento nei monasteri siciliani la pasticceria si sviluppa, prende forma e si diversifica in tutti i cenobi dell’isola.
Nel Millecinquecento, quando lo zucchero passa dai banchi degli speziali alle mense della maggior parte dei cittadini isolani, i monasteri iniziano a produrre le leccornie che tutt’oggi rendono famosa in tutto il mondo la pasticceria di questa terra baciata da Dio.
I monasteri iniziano una produzione di massa per poter commercializzare le prelibatezze prodotte. Già agli albori la stessa chiesa, accusando le monache di pensare a guadagnare, fece un sinodo a Mazara del Vallo dove le si incitava, soprattutto durante il periodo pasquale, a pensare alla spiritualità piuttosto che a mercificare i loro prodotti.
Le produzioni erano diffuse in tutto il territorio isolano ed ogni monastero aveva un dolce dedicato al proprio santo. Questo fatto degenerò fino a fare ottenere alla Sicilia un vero annuario dolce, dove ogni Santo od ogni ricorrenza religiosa veniva accompagnato da un momento gustoso.
Questa prassi rimase diffusa nei monasteri sino all’unità d’Italia ma, quando questi persero sia i feudi che le entrate monetarie, iniziò ad essere abbandonata.
Uno dei pochi monasteri dove è ancora in uso la pratica di realizzare e vendere dolci si trova a Mazara del Vallo. Le monache del monastero benedettino di San Michele Arcancangelo producono i loro famosi “Muccunetti”, dolci di mandorle farciti di conserva di zucca, ed i loro amaretti dolci alla mandorla. Il modo attraverso cui l’acquirente riceve l’acquisto è tutt’oggi quello tradizionale. La religiosa addetta alla vendita, nascosta dietro una grata del parlatoio del monastero, chiede la quantità di dolci desiderati e li fa avere all’acquirente attraverso una ruota girevole formata da un vecchio bidone di combustibile tagliato a metà.
Articolo scritto dalla nostra guida turistica Paolo Ayed
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